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Categoria: Social Media Marketing

Food Marketing: come portare in tavola il tuo piatto forte

Al giorno d’oggi è sempre più difficile stare al passo con i tempi e seguire le ultime tendenze del food marketing.

Il consumatore contemporaneo e i suoi bisogni sono cambiati, i mercati si sono estesi in fretta e la concorrenza è sempre più alta. Per riuscire ad avere successo nel Food Marketing bisogna sapersi distinguere, vediamo insieme come.

Cos’è il Food Marketing

Il cliente, cosciente e continuamente aggiornato, non è più condizionato da una semplice azione di vendita, ma cerca un’esperienza da vivere e un’identità nella quale potersi rispecchiare.

Non basta più vendere un prodotto di alta qualità: le persone cercano nel cibo un’esperienza estetica ed sensoriale.  

Il Food Marketing rappresenta le strategie commerciali e comunicative che aumentano la vendita dei prodotti e la percettibilità di un brand, ma allo stesso tempo permettono un rapporto duraturo tra l’azienda e i clienti.

Il Digital Marketing a servizio del food

L’Italia è la patria della cucina mediterranea amata in tutto il mondo, dove il cibo diventa prelibatezza per il gusto, l’olfatto e la vista.

Per questo motivo gli italiani, da sempre abituati a delle dignitose pietanze, diventano involontariamente severi clienti con alte esigenze. 

Il tema del food è capace di diventare istantaneamente virale sui social e in rete.

Alcuni dati confermano che:
#food è il 25° hashtag più utilizzato di sempre, con più di 252 milioni di citazioni.
Milioni di utenti visitano quotidianamente un sito relativo al food.

La migliore ricetta per parlare di cibo

Nel settore alimentare è importante immaginare e sviluppare da subito una pianificazione strategica efficace e pensata appositamente per il proprio brand.

Sicuramente il modo migliore per coinvolgere ed emozionare è quello di raccontare una storia. Le storie fanno parte della vita di ogni persona: siamo sempre stati abituati a vedere il mondo che ci circonda attraverso la narrazione. Creare una storia quindi permette di accrescere un solido rapporto con il consumatore, capace di essere sorpreso e sapersi raccontare.

Il cibo non rappresenta più solo un bisogno, perché i consumatori ricercano qualcosa di più quando entrano in un locale o testano un prodotto: originalità, colori, sapori e sensazioni.


Un’ottima campagna di Food Marketing deve riuscire ad intercettare le preferenze dei clienti, coltivando le diverse tipologie di contenuto in grado di catturarne l’attenzione. 

La comunicazione visual è senza ombra di dubbio il canale favorito, soprattutto in risposta ai clienti. Le immagini, assieme alle parole riescono a stimolare ricordi, emozioni e sensazioni.

Quante volte ti è capitato di provare fame solamente alla vista della foto di un gustoso piatto?

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Fotografare il cibo è diventato un vero e proprio mestiere

Da quando i social media fanno parte della nostra quotidianità, è cresciuto sempre di più un interesse per tutto ciò che riguardasse immagine e fotografia.

Instagram rappresenta un esempio lampante, gioca sull’immediatezza e sulla curiosità, sulla condivisione di immagini con brevi commenti. Tra le tante possibilità di interazione e le immagini visibili, sicuramente le foto di cibo hanno sempre ottenuto un grande riscontro.

Perché è così interessante fotografare il pasto che stiamo per consumare?

Ritrarre il cibo è un’arte, questa è una certezza ormai. La food photography è una specializzazione della fotografia, la produzione di immagini attraenti di cibo utilizzate per scopi pubblicitari e per promuovere i piatti dei ristoranti, delle catene di fast food, dei bistrot e dei locali a tema.

Da Bun Burgers si mangia gratis in cambio di un TikTok

Bun Burgers si è sempre distinto dalle altre catene di fast food per la sua forte comunicazione e strategia adottata sui social.

Innanzitutto, spicca la possibilità di ordinare ogni burger nella versione veggie grazie all’utilizzo di Beyond Meat. Il design di interni stimola l’appetito, è fresco e colorato: luci fluo e insegne neon, insieme ad un ottimo hamburger, rendono l’esperienza assolutamente instagrammabile.

Per la sua nuova apertura a Milano, l’anima digitale di Bun Burgers ha deciso di utilizzare TikTok per una campagna che ha fatto tanto parlare di sé nel modo giusto. Il locale ha lanciato una promo attiva per tutto il mese di novembre.

Per partecipare bastava visitare uno dei vari Bun Burgers, creare e condividere un TikTok e mostrarlo in cassa per ricevere un menù gratis a scelta.


Inutile dire quanto il contest sia andato virale sui social, facendo letteralmente impazzire gli utenti, che si sono mostrati sempre più interessati e coinvolti.

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Tutti pazzi per il Selfiefood

La tendenza di postare piatti visivamente estetici, ha dato vita ad una nuova moda: il selfiefood. Basta un filtro, un’inquadratura pensata ad hoc e una luce perfetta, per realizzare un selfiefood di alta qualità.

È importante che le pietanze mangiate non siano tanto gustose, quanto fotogeniche per i social. 

C’è chi lo fa per professione, chi per semplice passione. Tutti, ma proprio tutti, amano condividere i propri selfie di cibo: dalle celebrità al nostro amico fissato, dagli amanti del cibo ai blogger. 

Per migliorare la qualità delle foto dei propri clienti, il locale Dirty Bones di Soho fornisce gratuitamente il kit “Foodie Instagram Pack”.

Foodie Instagram Pack: il kit per scattare foto perfette

Dirty Bones, la catena a Soho che offre piatti e bevande newyorkesi newyorkese, fornisce ai clienti un “Foodie Instagram Pack” gratuito, permettendo loro di poter fare foto uniche, da condividere sulla piattaforma social per riscuotere successo. Ogni kit in dotazione contiene una luce a Led, un caricatore portatile, delle lenti grandangolo e un bastone per selfie.

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"Foodie Instagram Pack" - Dirty Bones
«Le persone che vengono a mangiare al Dirty Bones sono in genere molto attive sui social e questo ci spinge ad inventare di continuo piatti e cocktail che non siano solo deliziosi, ma anche visivamente attraenti»
Cokey Sulkin
Fondatore del Dirty Bones

Secondo i professionisti, il “Foodie Instagram Pack” è un approccio fresco, innovativo e intrigante che sfrutta una strategia di marketing efficace nel mondo della ristorazione.
È quindi prevedibile pensare che in futuro altri ristoranti possano adottare servizi simili o ancora più insoliti e sorprendenti.

Conclusioni

Il cibo non è soltanto una necessità biologica, ma trasmette moltissimi significati comunicativi, relazionali e sensoriali. È una costante nel nostro vivere quotidiano, esprime sapori che più ci rappresentano, riassapora ricordi i concreti e quelli meno tangibili, simboleggia un intenso viaggio emotivo e sensoriale.

Errori di comunicazione che hanno fatto la storia

Piccoli equivoci senza importanza

Quante volte ci è capitato di pensare che non fosse solo un caso, quanti rimpianti pensiamo di doverci portare avanti per delle decisioni che abbiamo preso in momenti in cui forse non avremmo dovuto.

Antonio Tabucchi, in uno dei suoi libri, si interroga sulle possibilità che offre la vita, sui bivi, sui percorsi, sulle scelte fatte e sui ruoli intrapresi. 

Lui chiama “piccoli equivoci” gli eventi guidati dal fato o dal caso che determinano la nostra vita. In molti dei suoi racconti Tabucchi propone una riflessione sulle varie visioni della vita: non ce n’è una sola, ma ognuno la vede a modo suo.

«La vita è un appuntamento, so di dire una banalità, Monsieur, solo che noi non sappiamo mai il quando, il chi, il come, il dove. E allora uno pensa: se avessi detto questo invece di quello, o quello invece di questo, se mi fossi alzato tardi invece che presto, o presto invece che tardi, oggi sarei impercettibilmente differente, e forse tutto il mondo sarebbe impercettibilmente differente […] Un appuntamento e un viaggio, anche questa è una banalità, mi riferisco alla vita, naturalmente, chissà quante volte è stato detto; e poi nel grande viaggio si fanno dei viaggi, sono i nostri piccoli percorsi insignificanti sulla crosta di questo pianeta che a sua volta viaggia, ma verso dove? È tutto un rebus […] E poi, sa com’è la vita, è come una tessitura, tutti i fili si intrecciano, è questo che un giorno vorrei capire, vedere tutto il disegno […] la vita è un ingranaggio, una rotella qua, una pompa là, e poi c’è una cinghia di trasmissione che collega tutto e trasforma l’energia in movimento, proprio come nella vita, un giorno mi piacerebbe capire come funziona la cinghia di trasmissione che lega tutti i pezzi della mia vita, il concetto è lo stesso, bisognerebbe aprire il cofano e stare lì a studiare il motore che ronza, collegare tutto, tutti gli istanti, le persone, le cose»

Antonio Tabucchi, Scrittore e Critico Letterario

Cosa sarebbe successo se

In queste parole, che si trovano nel terzo racconto del libro, si può capire l’interpretazione di Tabucchi riguardo la vita, intesa come un rebus dove tutto è affidato al caso. 

Per lui è centrale il “cosa sarebbe successo se”, così come il fascino attraente delle strade non percorse, del non detto e dell’insopprimibile voglia di riscrivere le nostre vite.

I personaggi di queste storie non prendono scelte, ma sono guidati dagli eventi.

Non si può infrangere il destino perché la storia è già scritta, perché la vita è determinata da quei piccoli equivoci senza importanza, che lavorano nell’ombra mettendo in discussione le nostre certezze, lasciando solo il dubbio.

Come si dice nel primo racconto che dà il nome alla raccolta: «tutto era davvero un piccolo equivoco senza rimedio che la vita si stava portando via, ormai le parti erano assegnate ed era impossibile non recitarle». 

Antonio Tabucchi ci invita a riflettere sull’ironia della vita: non siamo artefici del nostro destino, ci ritroviamo gettati in balia del disordine degli equivoci che per lui sono “senza importanza” proprio perché se qualcosa deve succedere, prima o poi accadrà, indipendentemente da noi e dalle nostre volontà. 

Sono “senza importanza” perché sono eventi così piccoli e irrilevanti rispetto al lungo corso della vita, che comunque è già stato deciso.

Antonio Tabucchi - "Piccoli equivoci senza importanza"

Piccoli equivoci che hanno avuto una grande importanza

Quanti errori invece, se ci pensiamo bene, sono stati fatti ed hanno cambiato per sempre la storia. Tante volte non si è trattato di grandi imprese o lampi di genio, ma proprio di quei “piccoli equivoci” a cui Tabucchi non dava importanza. 

È impossibile pensare di poter avere il controllo su tutto. 
Chissà, magari nemmeno il così tanto discusso destino riesce a stare al passo con le nostre decisioni irrazionali, prese senza pensarci due volte. O anche semplicemente con l’evoluzione che abbiamo fatto e continuiamo a fare nel tempo. Perché non c’è storia senza evoluzione. 

Ci sono tanti esempi di piccoli errori, malintesi ed equivoci, che invece hanno avuto importanza, a differenza di quello che ci vuole far credere il grande Tabucchi. 

Alcuni di questi sono stati fatti casualmente, ma tanti altri vengono pensati nei particolari per essere insediati nella società di oggi, in cui è possibile diffondere qualunque cosa ad una velocità capillare scatenando effetti inimmaginabili.

Le innumerevoli porte chiuse di JK Rowling

Basti pensare a JK Rowling: forse non tutti sanno che la bozza di Harry Potter era stata rifiutata da più di dieci case editrici prima di vedere la luce e diventare una delle saghe più conosciute al mondo. 

Non potremo mai sapere cosa sarebbe successo se la scrittrice avesse fatto colpo alla prima volta o se avesse deciso di demordere dopo così tante delusioni.

Le origini della ricetta di Coca Cola

Dietro alla famosa bibita conosciuta con il nome di Coca Cola c’è un piccolo segreto. 

La Coca-Cola nacque l’8 maggio del 1886 e a crearla fu il farmacista John Stith Pemberton, grazie all’uso di una caldaia. Il suo obiettivo non era quello di creare una bevanda ma uno sciroppo contro il mal di testa, servendosi di estratti vegetali e noci di cola. 

Quando aggiunse della soda al suo sciroppo si rese conto che la Coca-Cola si trasformava in una bibita piacevole e dissetante. Ed è così che nacque la bevanda la cui ricetta rimane segreta ancora oggi, custodita in una cassetta di sicurezza di una banca di Atlanta. 

Se non ci fosse mai stata questa intuizione da parte del farmacista, chissà se avremmo mai assaggiato quella che oggi è una delle bevande più amate.

Sui social gli errori sono sempre un caso?

Il caso Tom Holland

L’attore britannico Tom Holland, tra i protagonisti dei film targati Marvel, è conosciuto per il fatto che più volte, soprattutto sui social, si è lasciato sfuggire delle anticipazioni che non era autorizzato a trapelare.

È tutto un caso o un’autentica strategia studiata a tavolino?
Un motivo c’è se colui che interpreta Spider-man ha acquisito la simpatica nomea di Spoiler-man. Ma pensare che un attore del suo calibro possa permettersi di essere così “distratto” è da escludere dalle possibilità. 

Al giorno d’oggi è chiaro che i social media vengano utilizzati anche a scopo pubblicitario, perché rappresentano il mezzo di diffusione forse più veloce e potente che abbiamo a disposizione.

La viralità dei contenuti sui social media

social network sono utilizzati per lo scambio di notizie e di opinioni su ogni argomento e per molte persone sono diventati la fonte primaria presso cui informarsi.

social media rappresentano un grande strumento di marketing, utile per pubblicizzare le attività, ampliare la rete di contatti ed interagire direttamente con il pubblico.

Tanti contenuti online, su piattaforme come Tik Tok, Facebook e Instagram, vengono architettati appositamente per essere resi virali e fare scalpore. 

Quasi niente è lasciato al caso sui social. Si tratta di un modo di comunicare che non nasce in una notte, ma che è stato studiato ed analizzato.

Sul web si parla di viralità quando un contenuto viene diffuso ad una velocità e in un modo incontrollabile. Personaggi che fino a poco prima erano sconosciuti e sono diventati famosi nel giro di poco tempo ne sono un esempio lampante.

Lo strano caso del cinguettio degli Uffizi

Lo scorso 17 novembre, l’account Twitter ufficiale degli Uffizi ha diffuso in rete un post enigmatico, che non aveva niente a che vedere con il tono e i contenuti a cui è abituata la community social del museo fiorentino.

Il tweet con la strana scritta “Plllpppplllllpplpha generato in qualche ora centinaia di condivisioni e commenti: gatti che camminano sulla tastiera, gif e meme.

Successivamente gli Uffizi hanno pubblicato una risposta che ha divertito i molti seguaci: “Grazie per aver partecipato al primo contest dadaista. La #Plllpppplllllpplp Community è ufficialmente nata. Alla prossima!!! Rgrrfyyytffdsghh”.

Il post è stato un genuino “errore” compiuto da colui che è stato definito il social media manager più giovane di sempre: pare che durante l’iniziativa Uffizi Kids, un bambino abbia preso il cellulare di un’operatrice.

Tweet Gallerie Uffizi - #Plllpppplllllpplp Community

Conclusioni

Certo, gli errori sono comprensibili anche nel web, anzi soprattutto in esso, perché talvolta la fretta di condividere e di far sapere al mondo sembra più importante della veridicità dei fatti, per cui si tende a preferire la fugacità ad una maggiore cura ed attenzione.

In molti casi, come abbiamo visto, si tratta di una geniale e camuffata strategia.
Tante altre volte, invece, è necessario riconoscere che errare è umano. Anche in un mondo in cui le macchine, i computer e le tecnologie stanno iniziando ad assumere sempre più potere a discapito dell’uomo. 

Fonti

Sitografia

Il Calendario dell’Avvento di Sephora. Analisi di una strategia di marketing vincente

Non è un banale calendario dell’avvento con ciondoli in acciaio e monete di cioccolato. Non è un comune bundle con prodotti che non ti servono. Il Calendario dell'Avvento Sephora Favorites contiene prodotti meravigliosi e tutti da scoprire.

Il claim all’interno della confezione è già il sigillo di garanzia: All beauty stars. Un avviso che non lascia spazio ad alcun dubbio: stai per compiere un viaggio di consumo tra i migliori prodotti beauty presenti sul mercato. E sono tutti qui, all’interno di questo scrigno dal colore rosso fiammante e dalle sgargianti scritte dorate che vanno a impreziosire il packaging.

Lo storytelling è perfetto. Il design è coerente con la narrazione fiabesca. E anche la qualità dei prodotti contenuti all’interno del calendario rispecchia il messaggio comunicato.

Ma sarà tutto oro ciò che luccica? O c’è forse anche un pizzico di marketing a condire il tutto? Scopriamolo insieme.

Contenuto del calendario dell'avvento di Sephora

Il marketing dei calendari dell’avvento

Per rompere il ghiaccio, facciamo una breve panoramica sul mondo dei calendari dell’avvento. La logica è molto semplice ed è l’elemento comune di ogni calendario di questo tipo: a partire dal primo di dicembre fino al giorno di Natale, ogni 24 ore, per 24 giorni, c’è una nuova sorpresa che ti aspetta.

In prima istanza, sono tre gli elementi che caratterizzano i prodotti di questo tipo:

  1. Un effetto sorpresa, perché dietro a ogni casella c’è un piccolo tesoro da scoprire;
  2. Una diversificazione nell’offerta, perché si ha la possibilità di provare ventiquattro prodotti diversi in un’unica soluzione;
  3. Una logica di sconto, perché in molti casi (ma non in tutti) si tratta di un bundle che racchiude un lotto di prodotti che acquistati singolarmente avrebbero un costo maggiore rispetto al prezzo unitario di ogni singolo prodotto.

Il quarto elemento, probabilmente il più importante, potremmo definirlo un effetto memoria. Infatti, aprire una casella ogni giorno significa includere il consumatore in un quotidiano processo di fidelizzazione con il brand associato al calendario.

Dal binge watching al binge unboxing

Poco sopra si è parlato degli elementi che caratterizzano i calendari dell’avvento. Non è un caso che l’effetto memoria non facesse parte dell’elenco puntato. Per quanto fondamentale, è un elemento che non si attiva in tutti i consumatori.

Immaginiamo adesso lo scenario di una persona che ha acquistato un calendario dell’avvento e decida di aprire subito tutte le caselle. È possibile che questa persona abbia fatto l’acquisto soltanto perché interessata al bundle (logica di sconto).

Esiste però un’altra alternativa.

Binge watching con telecomando

Una delle possibilità dei calendari dell’avvento è anche la variabile dell’impazienza: il consumatore può scegliere di aprire più prodotti contemporaneamente o, addirittura, tutti i prodotti insieme. 

Si tratta di una pratica ben nota dal punto di vista del consumo mediale, ovvero il cosiddetto binge watching. Il termine significa letteralmente “abbuffata di visione”,

«vuol dire fare una “maratona” di visione, ossia guardare cinque, dieci quindici puntate di seguito di una serie televisiva.»
[vocabolario Treccani]

Traslata sule dinamiche dei calendari dell’avvento, la si può considerare una pratica di binge unboxing, mediante la quale si stimolano ripetutamente i sensi e si rinnovano le emozioni in un lasso di tempo ristretto.

Ogni casella è aperta in maniera contigua alla precedente; in questo modo, la somma delle singole aperture permette di replicare la dinamica dello shopping compulsivo tipico dei centri commerciali. Uno shopping compulsivo che avviene attraverso un unico pagamento e che viene messo in pratica direttamente da casa in tutta tranquillità.

Il calendario dell'avvento di Sephora

Parlando del nostro caso di studio, ogni giorno Sephora mi permette di scoprire un nuovo prodotto. È come se ogni giorno entrassi nuovamente da Sephora per acquistare qualcosa di nuovo.

In poche parole, si tratta di un processo di serializzazione dell’esperienza di unboxing, replicando in maniera continuativa l’azione di spacchettare un prodotto nuovo e tutto da scoprire, rinnovando quotidianamente lo stupore e favorendo un costante processo di gamification. L’esperienza di consumo si unisce a una pratica ludica routinizzata.

Il consumatore diventa così il protagonista di un’operazione che lo coinvolge attivamente nell’esperienza di consumo.

Il brand Sephora rimane al mio fianco per tutto il mese, imprimendosi nella quotidianità e diventando abitudine, certezza, memoria.

I calendari dell’avvento nel mondo Beauty

Sephora non è l’unico brand che realizza ogni anno un Calendario dell’avvento Beauty. Sono infatti in molti a mettere sul mercato un prodotto simile. 

Tra i calendari dell’avvento dei trucchi bisogna ricordare Yves Rocher, Essence, Make Up Revolution, Nyx Cosmetics, Look Fantastic, Kiko, Benefit, Douglas e tanti altri ancora.

La strategia di vendita alla base di tutti questi calendari è pressoché la stessa: una logica di bundle che permette di concentrare una pluralità di cross-sell in colpo solo.

Il calendario dell'avvento di Douglas Il calendario dell'avvento di Douglas

Per quanto riguarda invece il contenuto del calendario dell’avvento di Sephora, i brand presenti all’interno del calendario sono i seguenti:

Anastasia Beverly Hills, Benefit (x2), Carolina Herrera, Carre Y, Charlotte Tilbury, Erborian, Fenty Beauty, Fenty Skin, Fresh, Huda Beauty, Innisfree, Juliette Has A Gun, Make Up Eraser, Merci Handy, Moroccanoil, Natasha Denona, Olaplex, Patchology, Rare Beauty, Ren Clean Skincare, Respire, Rms, Sephora Collection, Tarte, The Ordinary, Too Faced.

Una vasta scelta di brand e prodotti, tra quelli più in voga.

La strategia per comunicare e vendere tanti prodotti beauty in un colpo solo

Perché il calendario dell’avvento di Sephora viene messo in vendita nel mese di Settembre?

Le influencer ricevo il calendario come pacco pr nella prima metà di Settembre e fanno l’unboxing del prodotto prima del preorder ufficiale, creando così un senso di voglia e aspettativa negli utenti.

Le persone ottengono conferma dei prodotti racchiusi all’interno del calendario e possono avere un feedback immediato da un esperto del settore beauty. E per chi non vuole rovinarsi la sorpresa, può comunque acquistare il calendario a scatola chiusa. 

Quando la pubblicità non è paid

Analizzando l’account di Sephora Italia su AD Library, la libreria delle inserzioni di Facebook attive al momento della ricerca (Ottobre 2021), non sono presenti annunci pubblicitari relativi al prodotto in questione, né sono presenti annunci sulla rete di ricerca Google. 

Questo significa che i canali di vendita sono altri e tutti (o quasi) non a pagamento.

Vendere un prodotto senza paid advertising è sempre un’operazione difficile. Ma Sephora con le ottime pr e la community di utenti estremamente fidelizzati può farlo senza alcun tipo di problema. Il potere del passaparola e del social proof, nonché quello del principio di autorità incarnato dalle influencer.

La hype campaign nel processo di vendita

Per assicurare un successo nelle vendite, la timeline del processo di vendita del prodotto è scandidta in momenti differenti, ognuno con degli obiettivi specifici e uno scenario adatto al target da raggiungere.

Prima chance - 17 settembre 2021 (app)​

Per alcuni giorni sull’app è visibile il countdown in attesa del preorder, in modo da creare hype e dare il tempo di valutare l’acquisto alle persone.

La fase di pre-order dall’app, con le scorte limitate, crea un senso di urgency e di scarcity: gli utenti rimasti a bocca asciutta potranno acquistare il prodotto con una seconda chance. Infatti, dopo alcuni giorni, il prodotto è reso disponibile sull’ecommerce di Sephora.

Inoltre, l’app concede una logica di premio agli utenti con la tessera (quindi fidelizzati), dando un vantaggio e una priorità rispetto agli utenti che non fanno parte della community di Sephora. È come se Sephora stesse dicendo: “hey utente iscritto, ti voglio dare una possibilità prima di tutti gli altri”.

Questo crea da una parte un senso di nobilitazione per l’utente e dall’altra un senso di fretta nell’acquisto. Entra infatti in gioco la cosiddetta FOMO (fear of missing out), ovvero la paura di rimanere tagliati fuori da qualcosa. Una doppia leva psicologica per un successo garantito.

L’alternativa è quella di fare la tessera nei giorni precedenti al pre-order, con la conseguenza di aumentare i contatti di potenziali clienti nel database di Sephora. La tessera è infatti la forma di lead generation per antonomasia.

Seconda chance - 21 settembre (sito)

La seconda fase di acquisto consiste nella release del prodotto sul sito di Sephora. 

La vendita è aperta soltanto agli utenti registrati, ovvero una seconda forma di lead generation per tenere traccia delle persone disposte a effettuare un acquisto così importante, indice quindi di consumatori da stimolare in futuro con newsletter e promozioni legate al mondo di Sephora e ai vari prodotti beauty.

Terza chance - primi di ottobre

La fase successiva, quella dell’acquisto delle persone nel mese di ottobre-novembre, sarà il punto successivo della strategia di vendita, momento chiave durante il quale vengono scelti i calendari dell’avvento.

In questo periodo, ci saranno molte persone che avranno già fatto l’acquisto nella chance 1 e chance 2 e inizieranno il calendario nel mese di ottobre, impazienti di attendere fino a dicembre. Per tutto il mese di ottobre le persone mostreranno i prodotti giornalieri attraverso i loro social, contribuendo ad accrescere il senso di bisogno nei confronti di amici e conoscenti. Entra così in gioco la riprova sociale: se ce l’ha lui/lei, devo averlo anche io.

Le lumache, ultimi consumatori della curva di adozione di un prodotto, acquisteranno in negozio tutti i calendari disponibili, fino a esaurimento scorte.

Ed è sold out, signore e signori. Sold out!

I vantaggi per il consumatore, i vantaggi per i brand

La quantità di prodotti all’interno del calendario è nettamente inferiore alla somma dei prezzi unitari di tutti i prodotti (129,90 anziché 377). Il contenuto del calendario dell’avvento di Sephora consiste in 25 caselle caselle + una casella di voucher.

Le 25 caselle contengono le versioni ridotte di prodotti venduti in esclusiva da Sephora, ma anche prodotti nel loro formato standard.

Questo significa 25 prodotti da testare a prezzo ridotto e una grande pubblicità per i prodotti stessi attraverso i social media di chi ha acquistato il calendario, che con molta probabilità posterà stories e foto per tutto il periodo dell’Avvento. 

Si ottiene così un megafono pubblicitario che moltiplica la sua risonanza e aumenta le possibilità di produzione di user generated content (UCG) per il mondo beauty.

 

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Nuovi bisogni, nuovi guadagni

Una volta terminato il calendario, le persone si saranno trovate bene con alcuni dei prodotti contenuti al suo interno. Di conseguenza, questo produrrà un aumento delle vendite delle versioni standard dei prodotti in questione.

Non solo quindi un’importante campagna pubblicitaria per Sephora e per i brand che vende (che probabilmente fanno il calendario in partnership con Sephora, concedendo i loro prodotti con il minor margine di guadagno possibile), ma anche un’ottima strategia di lead generation, per acquisire nuovi contatti e per generare nuovi bisogni per tanti prodotti dal mondo beauty.

  1. Il consumatore compra a prezzo scontato nel breve termine.
  2. Sephora aumenta le vendite nel lungo termine.
  3. L’awareness dei brand venduti aumenta.

E tutti vissero felici e contenti.

Fonti consultate

Questo articolo è principalmente frutto di un lavoro di ricerca e analisi a opera dell'autore. I riferimenti utilizzati sono perlopiù derivanti da un mix di riflessioni e conoscenze di marketing e comunicazione.

A margine dello scritto, si rimanda comunque alla lettura di due testi da cui è possibile approfondire alcuni concetti trattati, come ad esempio il principio di autorità, la riprova sociale (Cialdini) e la fear of missing out (McGinnis).

  • Robert Cialdini (1984), Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Giunti Editore, Firenze trad. it Influence: The Psychology of Persuasion, Harper Business, New York
  • Patrick James McGinnis (2021), Fomo Sapiens. Impara a decidere senza farti travolgere da un mondo pieno di scelte possibili, Rizzoli (BUR), Milano trad. it Fear Of Missing Out: Practical Decision-Making in a World of Overwhelming Choice, Sourcebooks. 2020

Quando finiranno gli influencer

L’influencer marketing è una tendenza sempre più rilevante per le strategie di comunicazione e marketing dei brand. Come si svilupperà negli anni a venire?